Il “Tempo delle noci”

Altro che tablet, smartphone e costosi giochi elettronici per i più piccoli…

Alla fine, si sa: i bambini si divertono con poco! Un pò d’acqua, sabbia, erba, e si trasformano in piccoli cuochi o in grandi stregoni!

All’epoca dei romani, le vere protagoniste di molti giochi infantili erano le noci, che venivano utilizzate in alternativa alle biglie.

I bambini le accumulavano e poi le utilizzavano per tanti giochi diversi, per essere vinte o perdute.
Per i Romani, giocare con le noci era così comune che l’espressione “lasciare le noci” (relinquere nuces) acquisì il significato di lasciare l’infanzia per entrare nella vita adulta. Il “Tempo delle noci” si riferiva quindi all’età della fanciullezza.

Marziale scriveva: …“era triste lo scolaro, perché aveva lasciato le noci”.

I Romani, come anche i Greci ed altre culture precedenti consideravano il gioco come un’attività educativa: i bambini, giocando, imparano i fondamenti delle regole della vita comunitaria, come il rispetto e la lealtà, pena l’esclusione dalla società.

Un poemetto attribuito a Ovidio e chiamato Nuces, “Noci”, è dedicato a una serie di giochi con le noci, che i ragazzini amavano molto e praticavano soprattutto durante i Saturnali, una festività ricadente il 17 dicembre, analoga al nostro Natale.

I bambini romani portavano sempre con sé, attaccata alla cintura, una borsetta che conteneva delle noci, con cui facevano diversi e fantasiosi giochi. Di seguito riportiamo i più popolari.

  1. Il precursore della pallacanestro. Era uno dei giochi più noti e consisteva nel cercare di lanciare le noci in un vasetto, collocato ad una certa distanza. Una variante, chiamata orca, consisteva nel far entrare una noce attraverso il collo di un’anfora. Se il giocatore riusciva nell’intento, vinceva tutte le noci contenute all’interno.
  2. il Ludus castellorum o Nuces castellatae. Su una base costruita con tre noci si doveva posizionare una quarta noce facendola cadere da una certa altezza, formando una sorta di castello; chi vinceva, portava a casa tutte le noci della costruzione. Una variante a questo gioco consisteva nell’abbattere, tirando le noci da una certa distanza, le “torri”.
  3. Lo “schiaccianoci”. Presa una noce, la si doveva porre su un piano tenendola dritta con due dita della mano sinistra e poi con la mano destra si dava a queste due dita un forte colpo, facendone così aprire il guscio.
  4. Il “Bowling”. Si utilizzava un’asse, appoggiando un’estremità su un sostegno rialzato e l’altra estremità a terra. Davanti a quest’ultima, si metteva un certo numero di noci ed ogni giocatore faceva rotolare la sua giù lungo l’asse, sperando che andasse a colpirne qualcuna di quelle a terra. Se ci riusciva, aggiungeva questa alle sue, altrimenti la sua noce restava lì e arricchiva il bottino dei successivi sfidanti.
  5. Indovina indovinello. Un ragazzo nascondeva nelle mani un certo numero di noci e si giocava a pari o dispari. Lo sfidante doveva decidere quale delle due opzioni scegliere. Se indovinava, vinceva tutte le noci che l’altro aveva in mano.
  6. Delta. Per terra, si disegnava un triangolo con la punta rivolta in alto. In esso si tracciavano, a partire dalla base, linee parallele che man mano dividevano la sua area in settori sempre più piccoli per arrivare poi al piccolo triangolo finale. I giocatori, da una certa distanza, vi gettavano delle noci, cercando di avvicinarsi il più possibile al vertice.
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