Il noce nella cultura contadina

Nelle zone rurali, la pianta di noce ha sempre avuto un significato e un fascino davvero particolari. Per le sue dimensioni maestose e la grande longevità, può essere considerato il re degli alberi da frutto.

Nei secoli passati, era facile trovare un albero di noce vicino alle case dei contadini: forniva ombra in estate, abbondanti foglie in autunno da usare come lettiera per il bestiame e frutti da consumare durante l’inverno. Con le noci, inoltre, si poteva ricavare l’olio, conosciuto ed utilizzato per lo più nelle zone montane dell’entroterra, dove l’olio di oliva non era reperibile o, comunque, era ritenuto molto costoso.

Non dimentichiamo inoltre che il suo pregiato legname era molto ricercato; per questo motivo si narra che ogni padre di famiglia piantava un noce quando nasceva una figlia: esso avrebbe costituito la sua dote, quando sarebbe stata pronta per sposarsi.

Buona parte delle credenze negative riferite all’albero di noce sono legate al fatto che è un albero solitario: intorno ad esso, infatti, non crescono altre piante.

Questo fenomeno, chiamato allelopatia, è dovuto alla presenza nelle radici, nelle foglie e nella corteccia, di una sostanza tossica per le altre piante, chiamata juglone, che l’albero rilascia nel terreno. Per questo motivo, il noce raramente rientra in boschi spontanei.

Inoltre, l’albero di noce ha un apparato radicale molto esteso e robusto, attraverso il quale assorbe una gran quantità di elementi nutritivi dal terreno, sottraendoli alle altre specie arboree; anche questo fattore spiega il perché della sua crescita solitaria.

Probabilmente per lo stesso motivo si era diffusa la leggenda secondo la quale riposare sotto un albero di noce garantiva un risveglio con il mal di testa o addirittura la febbre.

Secondo altri, invece, vale l’esatto opposto: tenere in tasca un rametto preso dall’albero sotto cui si è riposato costituirebbe un portafortuna.

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