La leggenda del noce di Benevento

Anticamente si narrava che nella notte di san Giovanni, le streghe volassero a migliaia nel cielo, recandosi al gran sabba che si teneva in corrispondenza del noce di Benevento

Nel VII secolo, il popolo longobardo che viveva a Benevento era solito celebrare inquietanti riti pagani sotto quella pianta di noce.

Il vescovo, che non vedeva di buon occhio la cosa, con il pretesto di proteggere i concittadini longobardi dall’imminente invasione bizantina, riuscì a far sradicare il vecchio albero di noce, promettendo alla popolazione la fuga degli invasori in cambio della rinuncia alle loro pratiche pagane.

E così avvenne: l’albero fu estirpato e i bizantini lasciarono la città.

Dopo l’espianto del vecchio albero, però, un’altra pianta di noce rispuntò esattamente nello stesso sito, dove ripresero le adunanze demoniache. Fu da quel periodo che si diffuse la voce secondo cui le streghe provenienti da tutto il mondo si riunivano nella notte di san Giovanni.

Più tardi, nel XVII secolo, anche questo albero morì, ma le dicerie legate ai convegni delle streghe (dette janare in dialetto campano) sotto il noce di Benevento rimasero fortemente radicate nelle leggende popolari.

La convinzione che le streghe prediligessero il noce per i loro sabba era diffusa in tutta Italia: a Roma, una leggenda narra che la chiesa di Santa Maria del Popolo fu costruita nel luogo in cui sorgeva un noce attorno al quale migliaia di diavoli danzavano nel cuore della notte.

Anche a Bologna e a Pescia, in Toscana, detti popolari sostenevano che le streghe si trovassero a confabulare o a dormire sotto le piante di noci.

Il noce di Benevento divenne l’albero delle streghe per eccellenza poiché si trovava nelle vicinanze del fiume Sabato (in origine Sabatus). Dal nome di tale fiume, nacque spontanea l’associazione ai sabba delle streghe.

Questa correlazione fra la pianta di noce e il mondo “infernale”, ha, col tempo, evocato un simbolismo funesto che si è poi riflettuto in alcune superstizioni. In alcune zone di campagna si dice ancora oggi che non bisogna dormire all’ombra di un noce poiché è facile risvegliarsi con una forte emicrania o con la febbre. Un’altra credenza popolare sostiene invece che se le radici del noce penetrano nelle stalle, fanno deperire il bestiame.

Quest’ultima diceria non è del tutto infondata: le radici del noce contengono la juglandina, una sostanza tossica per le altre specie vegetali, che spesso soccombono. Per tale motivo non è raro vedere in natura alberi di noce totalmente isolati.

Scienza o magia? Chissà…

Fonti:

  • Alfredo Cattabiani, Florario, Milano, 1996

Nella foto: Il Noce di Benevento, di Giuseppe Pietro Bagetti

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