Detti, proverbi, tradizioni

Chi pianta noce non mangia noci è un proverbio d’altri tempi che non tiene conto delle nuove varietà a fruttificazione precoce.
Chi se la prende con qualcuno peggio di lui è uno che vuole mangiare le noci col mallo.
Nel Delfinato tenere in tasca un rametto di un noce sotto le cui fronde si è riposato, protegge dalle malattie, mentre altrove dormire sotto l’ombra fredda del noce non può che provocare malanni.
Nella migliore della tradizione della saggezza popolare mangiare noci e pane è “pranzo da sposi”, “cibo da sovrano” o “cibo da villano” … tanto per accontentare tutti e nessuno. Ma è vero che ci sono stati tempi in cui noci e pane erano forse l’unico cibo quotidiano del contadino povero.

Le epoche della maturazione del frutto sono scandite dai santi del calendario: così “per Santa Maddalena (22 luglio) la noce è già piena e per San Lorenzo (10 agosto) puoi guardarci dentro”.
Per Santa Croce (14 settembre) “una pertica per noce”. Infatti è venuto il momento di battere le noci e raccoglierle.

La noce non è presente in cucina soltanto come ingrediente, ma lo è anche come unità di misura (una noce di burro, circa 25 grammi) e, almeno in molte regioni d’Italia, come indicativo di una parte bovina di gran pregio (la noce appunto, cioè la parte interna della coscia subito sotto il girello) che ricorda vagamente la forma del frutto.
Sempre a livello di metafora, una nave sballottata dalle tempeste è sempre stata definita “un guscio di noce” mentre già la lingua latina utilizzava l’espressione “in nuce” per indicare l’embrione di un progetto, il punto di partenza di un’idea, la fase iniziale di un processo di sviluppo.

Molti sanno che il gelato, inteso come alimento, venne inventato dai cuochi della rinascimentale corte fiorentina del Medici come appetitoso metodo di conservazione dei cibi, ma pochi conoscono invece che i gusti del gelato di allora erano quasi esclusivamente salati (puree di carni, salumi, formaggi freschi, verdure). Uno dei pochi gusti che, allora come oggi, incontra il favore dei commensali è proprio quello di noce, che insieme a Caterina de’ Medici e ai suoi chef fece conoscere il gelato dalla Corte di Francia in tutto il mondo.

In letteratura, è celebre il racconto manzoniano di “Fra Galdino e la cerca delle noci” nel terzo capitolo dei Promessi Sposi, in cui viene sottolineata – sia pure per metafora – l’importanza del frutto nell’economia domestica di allora. Nelle arti visive, diversi dipinti di autori laziali dal Rinascimento al Neoclassico tramandano l’apparizione della Madonna della Noce avvenuta a Tarano (Rieti) nel luogo in cui oggi sorge un santuario. In musica, la noce è presente, per traslato, nel titolo del conosciutissimo balletto di Piotr Ilich Tchaikowskij “Lo schiaccianoci”.

Gli antichi romani donavano le nocciole per augurare la felicità, mentre in Francia, durante l’Ancien Régime, si regalavano agli sposi come simbolo di fecondità.

magazine